Paolo Ziliani, noto giornalista sportivo, ha recentemente riportato alla luce un episodio controverso avvenuto durante la partita Juventus-Bologna. I tifosi e gli appassionati di calcio potrebbero ricordare quel momento cruciale, avvenuto nel secondo tempo, quando il Bologna era in vantaggio con un goal su Juv. Un episodio che ha scatenato dubbi e polemiche, ora rivisitato da Ziliani con un occhio attento ai dettagli.
Il secondo tempo sembrava scorrere secondo i piani, con il Bologna avanti 1-0. Ma la situazione prese una piega sorprendente quando l’arbitro Marchetti fischiò una punizione in favore del Bologna per fallo su Ndoye, il quale giaceva a terra. Mentre la tensione cresceva, a bordo campo il tecnico Motta si lasciava andare a vibranti proteste, sottolineando il suo disaccordo con la decisione arbitrale. È in questo frangente che si verificò l’insolita situazione: Rouhi, giocatore della Juventus, si adoperò, non proprio nel modo più sportivo, per lanciare il pallone verso l’arbitro, colpendolo proprio in viso, e ciò ha sorpreso e scatenato reazioni.
Questa azione ha del clamoroso. Un giocatore che lancia un pallone, e colpisce l’arbitro, mentre il gioco è fermo? È difficile da credere. Eppure, Rouhi, il numero 40 della Juve, fece proprio questo. L’arbitro, impassibile, decise di ignorare l’accaduto e si concentrò sulla protesta di Motta, mostrando un cartellino rosso e allontanandolo dal campo. Ma, ci si chiede, quanto sia a norma comportamentale un gesto del genere, al di là delle emozioni di una partita tesa e combattuta.
La normatività di un tale gesto è senza dubbio da discutere. Secondo il regolamento del calcio, toccare l’arbitro può portare a conseguenze pesanti. Ma in questo caso, il gesto di Rouhi sembra sortire maggiore attenzione rispetto alle alte dispute di gioco. E se Marchetti stava già gestendo la situazione in modo da risolvere le tensioni tra le squadre, il lancio del pallone ha creato confusione, causando un serio scompiglio. Eppure, si potrebbe contestare l’assenza di una reazione immediata da parte dell’arbitro per la palese infrazione.
L’azione, oltretutto, si svolgeva in un momento in cui l’arbitro era lontano dal punto di ripresa del gioco. Infatti Ndoye, il giocatore colpito, giaceva non certo vicino all’azione arbitrale, il che rendeva questo gesto ancora più balzano e, diciamo, poco sportivo. Ciononostante, il silenzio dell’arbitro è stato quasi assordante, lasciando così aperte molte questioni sulla gestione dei comportamenti in campo, che certamente meritano una riflessione più profonda.
L’episodio ha inevitabilmente sollevato onde di protesta tra gli esperti e i tifosi. Ziliani, toccando l’argomento, chiede giustamente: è possibile che un giocatore possa impunemente condurre un gesto così inadeguato? La situazione ha innescato discussioni accese sulle regole e sulle loro applicazioni. E non solo in campo, ma anche nei social, la diatriba è esplosa. Molti hanno messo in dubbio l’affidabilità della direzione arbitrale, mentre altri si sono concentrati sul comportamento dei giocatori, sottolineando come atteggiamenti simili possano rovinare la bellezza del gioco.
Le reazioni non sono state solo marginali, ma hanno toccato punti nevralgici del dibattito calcistico, amplificando una questione già sentita nel mondo dello sport: il rispetto per l’arbitro. La figura del direttore di gara è spesso al centro delle polemiche, e gesti come quello di Rouhi non fanno che esasperare la situazione. Ma, ecco, ci si potrebbe anche chiedere: un’azione apparentemente innocente ha portato a risultati tragici? O forse è solo uno specchio delle tensioni comuni in una partita di alta pressione?
Ziliani, come molti, non minimizza l’accaduto, che ha sollevato interrogativi sul comportamento, da parte delle squadre, in situazioni emotivamente cariche. L’episodio di Juventus-Bologna non sarà certo dimenticato tanto facilmente.