Un evento drammatico ha scosso il mondo del calcio ieri, quando durante la partita Fiorentina-Inter un giocatore è stato colpito da un malore improvviso. Questo triste incidente ha riacceso i riflettori su questioni cardiologiche in ambito sportivo e ha suscitato domande circa l’importanza di una risposta rapida in questi frangenti. Per approfondire i dettagli, La Repubblica ha intervistato Simone Vanni, professore di medicina interna e d’urgenza a Firenze, il quale ha fornito chiarimenti importanti su questo argomento.
Sull’incidente avvenuto durante la partita, il professor Vanni non ha avuto dubbi: “Si tratta di un evento cardiologico.” Infatti, se è stato utilizzato il defibrillatore, ciò significa che c’era un ritmo cardiaco anomalo da correggere con questo dispositivo. Gli eventi che possono portare a una situazione del genere sono gravi: il calciatore potrebbe aver sperimentato una delle due aritmie cardiache potenzialmente letali, ovvero la fibrillazione ventricolare o la tachicardia ventricolare. In entrambi i casi, il cuore non è in grado di pompare adeguatamente il sangue, con conseguenze devastanti.
Ma non è solo il cuore a essere coinvolto in queste situazioni critiche. Il professor Vanni sottolinea che, come già accennato, un trauma toracico serio potrebbe anche provocare una contusione miocardica, dando il via a aritmie e complicazioni varie. Arrivare prontamente al defibrillatore e attuare le procedure necessarie è di vitale importanza. Il professionista sottolinea la rapidità della risposta, affermando che “il dato importante è che in quattro minuti il giocatore sia stato messo sul mezzo.” Questo è cruciale, perché più si attende, più aumenta il rischio di deterioramento della situazione. Infatti, ogni minuto che passa in caso di arresto cardiaco incrementa la mortalità del 10%.
Nonostante il focus sull’aspetto cardiaco, non si può dimenticare che non tutte le morti improvvise hanno origine cardiaca. Il professore parla di altre potenziali cause, come emorragie cerebrali o la rottura dell’aorta. Questi eventi, purtroppo, possono verificarsi anche in atleti giovani e apparentemente in buona salute. L’intervento iniziale è quindi fondamentale non soltanto per affrontare un arresto cardiaco, ma anche per escludere altre condizioni tra le quali l’analisi dosi strumentali.
In questo senso, il tempo è un fattore cruciale. Come evidenziato dagli esperti, si può avere un’efficace cura già prima di giungere in ospedale se l’intervento è tempestivo. Il professor Vanni ricorda come l’uso tempestivo e appropriato del defibrillatore può fare la differenza tra la vita e la morte, e che la reazione immediata in queste situazioni può trasformarsi in un salvataggio. È incredibile, quindi, come il training e la preparazione del personale a bordo campo possano ridurre drasticamente gli effetti di un malore improvviso.
Un altro aspetto fondamentale emergente dal discorso del professor Vanni è la frequenza di incidenti cardiaci tra gli atleti. “La morte improvvisa nell’atleta è più comune, a parità di età, rispetto al resto della popolazione,” afferma. Questo potrebbe sembrare sorprendente, ma gli sforzi fisici intensi possono aumentare i livelli di adrenalina nel corpo, un fattore collegato a un incremento delle probabilità di aritmie. La regolarità dei controlli da parte di personale specializzato è quindi di primaria importanza.
In Italia, dal 1982 è obbligatorio effettuare controlli medici regolari per gli sportivi. Questi screening hanno dimostrato di essere efficaci e hanno portato a una notevole riduzione della mortalità in campo sportivo. “Come si possono intercettare queste aritmie? I test genetici possono rivelarsi decisivi,” aggiunge Vanni. Ciò significa che investire nella prevenzione e nei controlli medici non è solo una misura precauzionale, ma una vera e propria salvaguardia della vita dei giocatori. Talvolta, semplicemente, un’analisi accurata può prevenire catastrofi.