Claudio Ranieri, icona del calcio italiano, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni del Corriere della Sera, dove ha rievocato i momenti salienti della sua carriera, in particolare le emozioni legate allo scudetto sfumato contro l’Inter di Jose Mourinho nel 2010. Un racconto che mescola nostalgia ed esperienze, rivelando il profondo legame con la Roma, la sua attitudine di accettare le sfide e le rivalità che hanno caratterizzato la sua vita da allenatore.
Il 2010 è un anno che molti tifosi della Roma non dimenticheranno facilmente. Ranieri, all’epoca alla guida della squadra, si trovò a gestire un campionato animato e combattuto. “Il cruccio più grande della mia carriera? Sino a un certo punto,” ha dichiarato, con una riflessione che mette in luce il suo approccio di accettazione e il suo spirito pratico. Spiega come, nonostante il finale amaro, tenga a mente i suoi successi e il valore più ampio delle esperienze vissute. Ricorda di quando arrivò a campionato già avviato, con l’obiettivo di raddrizzare una stagione che sembrava complicata. “Abbiamo fatto più punti dell’Inter,” racconta, riecheggiando con orgoglio i numeri che sostengono il suo operato. L’alta posizione in classifica viene spezzata da una sconfitta inattesa in casa contro la Sampdoria, un colpo che colpì non solo la squadra ma anche i cuori dei tifosi.
Rivalità e amicizie: il rapporto con Mourinho
Quando si parla di rivalità nel mondo del calcio, il nome di Jose Mourinho è spesso protagonista. Ranieri non sfugge a questa realtà , raccontando aneddoti risalenti a quel periodo. Con una certa ironia, ricorda come Mourinho lo provocava, sottolineando il suo presunto “essere vecchio” e le sue competenze linguistiche. “Non parlavo l’inglese,” confessano le parole di Mourinho, ma Ranieri chiarisce che non è esattamente così. Infatti, conferma di parlare anche francese e spagnolo, lingue che ha avuto modo di utilizzare durante le esperienze all’estero. Eppure, nel momento in cui si sono trovati in posizioni opposte, qualcosa è cambiato. Ranieri afferma di essere diventati amici, una svolta che sorprende non poco, ma che si spiega forse con l’alchimia professionale e umana che s’era instaurata nel tempo.
Il ricordo indelebile: l’eredità della Roma
Per Ranieri, la Roma non è solo una squadra, ma rappresenta parte integrante della sua identità professionale. “Mi resta il cuore gonfio della mia gioia di essere romanista,” ammette con un sorriso. Il legame tra lui e i tifosi è più del semplice affetto; è un connubio di passione e speranza, un insieme di nostalgie che pervade i ricordi. La sua avventura con i giallorossi ha lasciato un’impronta duratura, una realtà che va oltre i risultati sul campo. Un amante del calcio sa che le emozioni sono, in ultima analisi, ciò che conta di più.
In questo viaggio attraverso il tempo, Ranieri racconta non solo una storia di sfide e rivalità , ma anche di amicizia e passione, mettendo a segno momenti significativi che hanno tessuto la sua carriera di allenatore.