Il periodo del Black Friday è diventato un leitmotiv per i consumatori di tutto il mondo, in particolare grazie agli sconti e alle offerte che pullulano online e nei negozi fisici. Tuttavia, questa “gioco” di vendite sfrenate nasconde prestazioni ambientali davvero preoccupanti. Con l’avvento di un mese intero di promozioni, ciò che inizialmente era un singolo giorno di affari, ora si è evoluto in un fenomeno di consumismo che ha pesanti conseguenze sull’ambiente. La crescita dell’e-commerce, le spedizioni aumentate in maniera esagerata e la sovrapproduzione di beni contribuiscono a un impatto ecologico devastante.
Non c’è dubbio che l’e-commerce giochi un ruolo fondamentale nel Black Friday e nel suo affollato di ordini online. Ogni anno, in questa settimana fatata, il numero di consegne non mostra segni di rallentamento, anzi aumenta di ben tre volte. Questo si traduce in un picco di emissioni di CO₂, che può toccare il 30% in più rispetto ad una settimana standard. Oltre all’inquinamento diretto, c’è anche una questione di come e dove vengono trasportate le merci. Infatti in Europa, la gran parte delle spedizioni avviene su gomma. Questo è un modus operandi estremamente inquinante, data la produzione di gas serra che contribuisce in modo significativo al cambiamento climatico.
La logistica del Black Friday spesso porta a spedizioni frazionate, il che non solo allunga i tempi di consegna, ma aumenta anche le emissioni negative. Poi c’è il problema dei resi, che è un ulteriore aggravante: si stima che il 30% di quello che viene ordinato venga restituito, il che significa che gli oggetti tornano indietro, comportando quindi viaggi aggiuntivi e aumentando ancora di più l’impatto ambientale. Ma c’è speranza. Soluzioni come l’ottimizzazione della logistica tramite software intelligenti possono migliorare i percorsi; l’elettrificazione della flotta di trasporto potrebbe rendere più verde il settore delle consegne e abbattere le emissioni; non da ultimo la promozione di acquisti più consapevoli potrebbe aiutare a diminuire i resi, con chiare descrizioni dei prodotti per evitare fraintendimenti.
Quando si parla di Black Friday non si può non pensare anche all’ondata di produzione che accompagna questa data. Le aziende, per ovvi motivi, sentono la pressione dell’alto volume di vendite e spesso hanno bisogno di aumentare la produzione. Il risultato? Un ciclo di consumo eccessivo e insostenibile. Per esempio, prendiamo l’industria dell’elettronica. Sapete che per fabbricare uno smartphone possono servire circa 70 kg di materie prime? Queste comprendono minerali rari come litio e cobalto, la cui estrazione è tanto necessaria quanto devastante per il nostro ambiente.
La fast fashion non è da meno. Anche se ci sembra un’industria glamour e scintillante, contribuisce per il 10% alle emissioni globali di gas serra e consuma durante il suo processo produttivo miliardi e miliardi di metri cubi di acqua ogni anno. Dopo tutto questo, non sorprende che molti dei prodotti comprati durante il Black Friday abbiano una scadenza piuttosto breve. Rientrano facilmente nel ciclo dei rifiuti, aggravando ulteriormente questo problema. La chiave, quindi, è apportare cambiamenti significativi nella produzione, rendendo i processi più sostenibili, e promuovendo un modo di acquistare e produrre più rispettoso dell’ambiente.
Ogni anno, il weekend del Black Friday è testimone di enormi quantità di rifiuti generati dagli imballaggi. Solo negli Stati Uniti, per darvi un’idea, nel 2024 si è registrato un balzo di oltre 500.000 tonnellate di rifiuti creati da scatole, plastica e materiali vari utilizzati per l’imballaggio. Di questa montagna di rifiuti, gran parte è costituita da plastica. Sappiate che solo un misero 9% della plastica prodotta riesce effettivamente a essere riciclato.
Questa plastica dispersa non fa che affluire nei mari e negli oceani, minacciando non solo l’ecosistema marino ma anche la catena alimentare. L’incenerimento e il trattamento dei rifiuti, poi, producono emissioni addizionali, aggravando ulteriormente il già delicato equilibrio ambientale. Esistono però delle alternative: imballaggi biodegradabili, eliminazione della plastica non necessaria, promozione di paper e materiali riciclati, e anche strategie di riduzione degli imballaggi. Un’idea che sta guadagnando popolarità è l’economia circolare, che prevede il riutilizzo degli imballaggi e sistemi che permettono di abbattere i rifiuti.
Oggi, più che mai, c’è la possibilità di fare la differenza. I consumatori possono sostenere iniziative verde che si stanno facendo strada, conosciute come “Green Friday”. Scegliere marchi etici e responsabili oppure limitare gli acquisti solo a ciò che è davvero necessario sono scelte che possono generare un cambiamento. Inoltre, gli oggetti di seconda mano o rigenerati stanno diventando una valida alternativa, un’opzione economica e sostenibile.
Dall’altro lato, anche le aziende e le autorità hanno delle responsabilità. Devono adottare politiche di sostenibilità serie, che vincolino le compagnie a ridurre le emissioni e ad utilizzare materiali riciclati. Implementare tassazioni green, ovvero applicare incentivi economici alle pratiche più sostenibili potrebbe cambiare il volto del Black Friday stesso. Altro punto fondamentale è quello dell’ educazione: informarsi dei costi ambientali legati al consumismo è un primo passo essenziale verso un comportamento più responsabile.
Riconoscere il potenziale insostenibile del Black Friday è un primo fondamentale passo. Entrambe le parti, aziende e consumatori, hanno l’opportunità di far sì che questo periodo di sconti non si traduca in un disastro ambientale. Si può veramente lavorare per una transizione verso un’economia che posti al centro del suo operato il riuso, la riparazione e il riciclo, elementi vitali per la salvaguardia del nostro pianeta.