L’argomento del prosciutto cotto è di grande attualità, specie considerando il suo largo utilizzo nelle cucine italiane. È un alimento che suscita tanto entusiasmo quanto preoccupazioni per la sua composizione e i suoi ingredienti. Recenti studi hanno messo in luce dettagli preoccupanti riguardanti questo alimento, in particolare sui conservanti e additivi che può contenere. Gli amanti della bontà ma anche della salute dovrebbero prestare attenzione, perché il risultato di un test eseguito da un’importante fonte di informazione ha rivelato dati sorprendenti su marchi noti. Scopriamo insieme cosa è emerso da questa analisi.
Quando parliamo di prosciutto cotto, la prima cosa che ci viene in mente è il suo sapore e la versatilità nel preparare piatti invitanti. Tuttavia, dietro a questa apparente semplicità potrebbe celarsi qualcosa di più complicato. Un’indagine condotta da Salvagente ha analizzato otto diversi marchi di prosciutto cotto, svelando la verità sugli ingredienti utilizzati. Non si tratta solo di carne di maiale, ma di una miscela di elementi a volte poco invitanti.
Tra i principali componenti figurano il sale e una serie di additivi. Non mancano il nitrito di sodio, noto per le sue proprietà conservanti, e l’ascorbato di sodio, utilizzato per prevenire l’ossidazione. Interessante notare che, mentre alcuni marchi famosi scelgono di evitare l’aggiunta di zucchero, altri invece non si fanno scrupoli a inserire ingredienti come il destrosio e il fruttosio, risultando in un prodotto che potrebbe essere più dolce di quanto ci si aspetti. Inoltre, per i consumatori più attenti alla salute, i dettagli sulla quantità di sodio e zuccheri presenti diventano critici, in considerazione delle raccomandazioni internazionali sul consumo.
Il test di Salvagente non si è limitato a un’analisi superficiale, ma ha cercato di fornire ai consumatori un quadro completo, evidenziando le differenze tra i vari produttori e compresi anche fattori quali il benessere animale, nonostante questo aspetto non sia stato valutato nel test specifico. È fondamentale che i consumatori siano informati su ciò che stanno mangiando, specialmente quando si tratta di cibi comuni e potenzialmente non salutari.
Un tema che solleva non poche polemiche riguarda l’uso dei nitriti nel prosciutto cotto. Questi composti sono comunemente impiegati non solo per preservare il prodotto ma anche per mantenere quel tipico colore rosato che molti consumatori si aspettano. Tuttavia, il punto dolente è la possibilità che essi si trasformino in nitrosammine, sostanze che sono state collegate a rischi potenziali per la salute, in particolare con effetti cancerogeni.
L’EFSA, agenzia europea per la sicurezza alimentare, ha stabilito dei limiti per l’utilizzo di nitriti, raccomandando una dose giornaliera tollerabile di 0,07 mg/kg di peso corporeo. Questa misura mette in evidenza l’importanza di una ricerca scrupolosa sui prodotti alimentari, in modo che i consumatori possano avere accesso a informazioni adeguate. Ma non è tutto qui. Alcuni produttori aggiungono anche il glutammato monosodico al prosciutto cotto, per intensificare il sapore. Anche se questa sostanza conferisce una marcia in più al gusto, non mancano interrogativi sulla sua innocuità. Come nel caso dei nitriti, anche per il glutammato c’è una dose giornaliera raccomandata: 30 mg/kg di peso corporeo.
È quindi fondamentale fare attenzione alla scelta del prosciutto cotto, tenendo presente non solo il sapore ma anche i potenziali effetti sulla salute. La consapevolezza dei rischi associati agli ingredienti utilizzati, come i nitriti e il glutammato, è più importante che mai, specialmente per i più giovani. Cresce dunque l’esigenza di informazione e trasparenza da parte delle aziende produttrici.
I risultati dell’analisi condotta da Salvagente hanno rivelato che alcuni marchi di prosciutto cotto emergono con punteggi particolarmente bassi nel confronto generale. I due mensionati, Ferrarini e Vismara, si sono distinti per la loro composizione problematica, conquistandosi un punteggio di soli 4 punti, un risultato decisamente deludente, che fa sorgere spiacevoli interrogativi sulla loro qualità. Entrambi i prodotti presentano ingredienti molto discutibili come il nitrito di sodio, il glutammato monosodico e, udite udite, anche il saccarosio.
La presenza di questi ingredienti non è necessariamente un buon biglietto da visita per il prosciutto cotto, specialmente in un periodo di crescente attenzione verso scelte alimentari più sane e consapevoli. Non si tratta solo di preferenze personali ma anche di una domanda sociale più ampia; ci si aspetta che i produttori forniscano ai consumatori opzioni più lecite e più sicure. Il panorama che emerge dall’analisi da parte di Salvagente, pur essendo critico, è cruciale per informare le scelte alimentari delle persone.
Le famiglie, in particolare, devono essere consapevoli delle scelte che compiono, poiché il prosciutto cotto può apparire innocuo ma, a un esame più attento, rivela una complessità preoccupante. Con la disponibilità di questi dati, i consumatori possono fare scelte più informate, privilegiando prodotti che rispettano criteri nutrizionali più rigidi. Nella battaglia per un’alimentazione sana, la conoscenza è la migliore arma a disposizione.