Trent’anni dopo la vendita dell’Inter, l’ex presidente parla della sua scelta e delle emozioni legate al club. Mentre i tifosi si interrogano sul passato, lui, lontano da rimpianti, offre uno sguardo sincero e innovativo sull’evoluzione del calcio moderno. La delusione di non poter tornare sui propri passi è bilanciata dalla passione che continua a nutrire per la squadra. Scopriamo insieme il suo punto di vista.
Il mondo del calcio, il tanto amato pallone rotondo, ha subito una metamorfosi affrontando sfide enormi. L’ex presidente dell’Inter traccia un’analisi chiara, illustrando come la globalizzazione e l’esplosione delle finanze nei campionati esteri abbiano modificato le carte in tavola. Quando decisero di vendere l’Inter, fu un passo audace, ma ragionato; bisognava saper anticipare le tendenze. La Premier League, decollata grazie a ingenti investimenti esteri, mostra una strada che in molti seguono. Una rivoluzione in atto.
“Vede, afferma, all’epoca non era semplice prevedere come il panorama calcistico si sarebbe evoluto. Ho visto l’onda lunga del cambiamento in Inghilterra e sapevo che bisognava adattarsi“. La vendita a Thohir, imprenditore indonesiano, è stata l’anticipazione di questa tendenza. Ma i tifosi si trovano a fronteggiare la realtà di una proprietà spesso distante, non necessariamente negativa, ma navigante in un mare di emozioni diverse. Insomma, una riflessione profonda sulla passione e sulla distanza che i nuovi proprietari creano nei confronti del tifo.
Essere interisti oggi è differente rispetto a un passato, anche recente, in cui la figura del presidente era intimamente legata a quella del tifoso. La nostalgia gioca un ruolo fondamentale, ma questa emotività si scontra con un panorama in continua evoluzione. “Come si fa a non avercela, la nostalgia?“, dice, continuando a raccontare la bellezza dei momenti vissuti. C’è sempre un ricordo amorevole di un calcio in cui la passione dilagava anche nelle decisioni aziendali.
C’è anche uno spunto di riflessione interessante: “Meno conosci il proprietario e più ti identifichi con i valori del club“. Questo concetto rende l’attaccamento alla squadra più genuino. Un legame che trascende le strutture aziendali, creando un’unione tra squadra e tifosi. Le storie di una volta, di presidenti vicini ai propri tifosi, sono ora avvolte da un velo di nostalgia. Eppure, l’evoluzione ci porta a considerare la bellezza e l’affermazione della Premier League, l’ideale di un calcio che pur cambiando non smette di affascinare le folle.
Oggi il dialogo sul futuro dell’Inter si fa intenso, eppure splende una certezza: l’ex presidente è rimasto fermamente interista. “Certo, ci mancherebbe!“, è una risposta netta. L’Inter rimane nel suo cuore e nelle sue emozioni, sin dal momento della vendita. La squadra è punto cardine della sua vita, e sebbene le cose siano cambiate profondamente, il suo affetto non si è affievolito, anzi è cresciuto.
I tifosi vorrebbero sapere cosa attende il club, e visto il periodo di transizione nel quale la società si trova, le speranze sono alte. I proprietari attuali, il fondo Oaktree, sembrerebbero tentare di trarre profitto da esperienze passate, investendo sul talento e sui risultati, per restituire l’Inter ai vertici del calcio italiano ed europeo. Questo aspetto gioca un ruolo determinante: si può continuare ad essere ottimisti sul futuro della ‘Beneamata‘. Anche se i nuovi paradigmi del calcio potrebbero apparire distanti, la passione rimane intatta. L’affetto per il club continuerà a battere forte nei cuori dei tifosi, legandoli a indimenticabili ricordi.