Leonardo Mantovani, ex responsabile scouting del Napoli, ha recentemente condiviso alcune indiscrezioni affascinanti riguardo alla trasformazione del club in un’intervista esclusiva ai microfoni di Radio Napoli Centrale. Dalla gestione Benitez fino a quelle più recenti con i talenti come Kvara, Mantovani ha svelato retroscena inediti e aneddoti che mettono in luce come il Napoli sia cambiato nel tempo. Attraverso la sua esperienza, si è soffermato su nomi chiave come Osimhen e Lobotka, offrendo un’offerta intrigante di ciò che significa costruire una squadra vincente.
Il termine ‘scout’ ormai è forse non così adeguato per descrivere il complesso lavoro svolto da chi opera all’interno delle società calcistiche. Tradizionalmente pensa a uno esploratore, qualcuno che vagabonda in terre sconosciute alla ricerca di talenti ignoti. Tuttavia, Mantovani chiarisce che il vero lavoro del scouting al Napoli è la selezione e l’analisi di giocatori che già sono noti nel panorama calcistico. La sfida principale consiste nel capire quali atleti siano in grado di inserirsi nel contesto della squadra e, ovviamente, nelle aspettative dell’allenatore. Essere in grado di identificare chi possa davvero fare la differenza è la chiave per il successo, e questa non è una questione da poco.
Non si tratta solo di guardare le statistiche, ma anche di intuire la chimica di squadra. Mantovani ha lasciato intendere che la cosa più difficile è trovare quella giusta ‘fusion’ tra le abilità individuali e le necessità collettive. Se un giocatore è eccellente, ma non può adattarsi ai sistemi dell’allenatore oppure non riesce a integrarsi con i compagni, il suo valore sarà limitato. Insomma, il scouting è un’arte complessa, dove servono acutezza, analisi fine e una buona dose di intuito.
Il retroscena su Victor Osimhen
Il racconto di Mantovani si fa intrigante quando menziona l’arrivo di Victor Osimhen al Napoli. Inizialmente, l’attenzione era rivolta su altri due giocatori: Mazraoui e Tagliafico. Durante una partita di Champions League tra Ajax e Lille, Mantovani si era concentrato sull’analisi degli esterni del club olandese ma si era subito reso conto che Osimhen si era messo in grande evidenza. Correndo come un forsennato, si era guadagnato l’attenzione generale, nonostante il suo profilo non sembrasse adatto al tipo di gioco praticato da Gattuso a quel tempo.
Osimhen non sembrava l’ideale rispetto al centravanti più ‘tecnico’ e abile con il pallone, Mertens. Ma Mantovani si ricorda benissimo della sua impressione: un giocatore di grande velocità e doti fisiche straordinarie. Con il passare del tempo e l’espansione delle necessità della squadra, il pensiero di Osimhen tornò a occupare una posizione preminente tra le discussioni strategiche. La preparazione per la stagione successiva ha confermato le sue qualità, fino a far considerare Osimhen come il tassello mancante del puzzle.
Il contributo di Lobotka al Napoli
Parlando di Lobotka, Mantovani ha rivelato di averlo seguito fin dai suoi esordi nella Nazionale slovacca Under 17. Era evidente anche all’epoca che il giovane calciatore avesse delle potenzialità notevoli, anche se all’epoca molti lo collocavano come un semplice mediano. Mantovani annotò che il suo stile di gioco, in grado di ricoprire ruoli diversi, lo rendesse versatile.
Ribadendo l’importanza di ponderare le scelte, sottolinea che Giuntoli ha sempre riconosciuto il valore delle sue intuizioni. La capacità di riconoscere che Lobotka potesse essere inserito come playmaker ha indubbiamente arricchito la squadra di competenze fondamentali. La sua venuta ha dato una marcia in più al Napoli, contribuendo a dar vita a un centrocampo che si è dimostrato fondamentale nel gioco della squadra. La versatilità di Lobotka ha quindi conferito al Napoli non solo solidità ma anche creatività.
Giuntoli e il Napoli campione
Entrando nel merito del lavoro di Cristiano Giuntoli, Mantovani riporta una visione di squadra coesa, dove ognuno ha un ruolo specifico. Giuntoli andava oltre la semplice funzione di coordinatore: era parte integrante del processo decisionale. Seppur dettato da responsabilità diverse, l’analisi dei giocatori avveniva in un contesto di collaborazione.
La costruzione della squadra che poi ha vinto lo Scudetto una stagione fa è stata il frutto di scelte oculate. Anche se nessuno era in grado di prevedere l’entità di quel successo, Mantovani ha evidenziato quando è fondamentale selezionare i giocatori giusti per il contesto, garantendo che il loro stile di gioco sia in armonia con l’impostazione collettiva. La capacità di Kvaratskhelia di adattarsi è stata un altro elemento determinante, rendendo il Napoli una squadra molto più competitiva.
Le emozioni e le sfide del Napoli
Il decimo posto precedente è stata una stagione difficile, con decisioni che non hanno portato ai risultati sperati. Tuttavia, Mantovani mette in risalto il merito del presidente De Laurentiis, che ha saputo adattare le strategie in tempo utile. Il cambiamento di rotta ha permesso al Napoli di ritrovare il giusto slancio e, come ben sappiamo, i risultati sono arrivati finalmente.
La gioia per la vittoria dello Scudetto è stata immensa. Mantovani ricorda le emozioni vissute da persone che normalmente non esprimono i loro sentimenti in modo così aperto. La scaramanzia che circonda Napoli è sempre stata un tema caldo, eppure la felicità per la vittoria ha dimostrato che la passione per il calcio trascende le superstizioni.
Ritorno a Napoli e la visione di Benitez
Il legame di Mantovani con il Napoli è profondo; 11 anni di servizio danno un certo peso alla sua opinione. Non è azzardato quindi pensare a un possibile ritorno. La riunione con Benitez, del resto, rappresenta un altro capitolo importante nella storia del club. Sotto la guida di Benitez, il Napoli ha acquisito una consapevolezza di essere competitive a livello internazionale.
In questa fase di transizione, l’esperienza e il talento di Mantovani andrebbero sicuramente a beneficio di una società in continua evoluzione. Benitez ha lasciato il segno nel modo in cui la squadra si è approcciata al gioco: la percezione di essere una grande, la capacità di scendere in campo con la mentalità di una big. È stata una svolta che ha influenzato anche la mentalità dei giocatori, determinando una nuova era per il Napoli.