È un periodo di grande fermento in Italia, con l’arrivo della legge di Bilancio da ben 30 miliardi di euro. Firmata dal Capo dello Stato, questa manovra si compone di 144 articoli che toccano molteplici aspetti della vita economica e sociale del paese. Dalle misure per il ridimensionamento delle tasse ai lavoratori, fino a interventi mirati per sostenere le famiglie in difficoltà, non mancano anche misure più controverse che hanno suscitato non poche critiche. Soprattutto in ambito sanitario e previdenziale, i conflitti tra governo, sindacati e opposizioni stanno intensificando il dibattito, rendendo le prossime settimane davvero cruciali. Scopriamo quindi quali sono le misure principali e le reazioni che hanno suscitato, in un panorama caratterizzato da sfide e promesse.
La nuova legge di Bilancio si muove su paletti ben definiti. Si fa riferimento alla revisione dell’imposizione fiscale, con uno sguardo particolare all’Irpef e al cuneo fiscale. Questi aspetti saranno fondamentali per determinare quanto i dipendenti vedranno riflesso sulle proprie buste paga. Tra le misure più rilevanti, spicca un bonus che raggiunge fino a 20mila euro e un meccanismo fiscale a décalage che si applicherà ai redditi fino a 40mila euro. Ma non finisce qui: è previsto un più stringente controllo sulle detrazioni, che colpirà chi guadagna oltre 75mila euro, con l’introduzione di un quoziente familiare che solleva qualche interrogativo.
In aggiunta, ci sono interventi che riguardano direttamente il mondo pubblico, un tetto ai compensi per gli enti, così come il rifacimento dei bonus edilizi. La manovra allarga i suoi orizzonti anche alle pensioni, con la proroga di misure come Quota 103, Ape sociale e l’Opzione donna, nonostante le polemiche sui veri benefici apportati a chi percepisce un assegno pensionistico.
Sul fronte delle pensioni, la legge prevede una leggera crescita delle pensioni minime che dal 2025 passeranno a 617,9 euro, un incremento di circa 3 euro rispetto ai 614,77 attuali. Tuttavia, secondo i calcoli della Uil pensionati, questo significa che i pensionati si troveranno a dover accontentarsi di soli 10 centesimi al giorno nel 2025 e un misero incremento di quasi 4 centesimi nel 2026. Una situazione, come viene definità, “un’elemosina senza pudore,” risuona nelle dichiarazioni della politica. Ma il governo, rappresentato da Giorgia Meloni, difende la propria linea, accennando che la situazione sarebbe stata molto più favorevole se non fosse stato per il Superbonus, che ha drenato risorse enormi ma ha anche offerto opportunità di crescita straordinarie.
La Premier sottolinea che il governo si sta concentrando sulle priorità come lavoro, salari e sanità, promettendo di mantenere i conti in ordine senza aumentare le tasse. Inoltre, Meloni fa riferimento a un potenziamento delle risorse nel prossimo anno, segnalando l’ambizione di voler ridurre gli scaglioni del ceto medio. In tutto ciò, la vexata quaestio rimane se questi aumenti siano realmente significativi, o se piuttosto siano destiati a cadere nel vuoto.
Un tema caldo che sta accendendo gli animi è quello della sanità. La manovra destinerebbe 1,3 miliardi di euro per il 2025, con l’intento di garantire nuove assunzioni a partire dal 2026. Tuttavia, per i sindacati, questo importo non è affatto sufficiente. Infatti, associazioni come Anaao e Cimo avvertono che, nonostante le promesse, i finanziamenti sono in calo rispetto a quanto inizialmente annunciato, e così si prepara una protesta indetta per il 20 novembre. Per strappare una risposta al governo, c’è chi dice che 1,3 miliardi non bastano nemmeno per affrontare le liste d’attesa, e che senza un piano straordinario per le assunzioni, la situazione per il servizio sanitario nazionale si presenterà estremamente critica.
Anche Elly Schlein, leader del Pd, non risparmia critiche, affermando che il governo sta di fatto colpendo la sanità pubblica e facendo leva su un finanziamento ridotto. Le critiche della Cgil non si fanno attendere, descrivendo la situazione come un autunno di tagli e disinvestimenti nel welfare, criticando l’approccio del governo che potrebbe gravare maggiormente sulle fasce più deboli della popolazione.
Il capitolo riguardante le banche non è meno controverso. Ad esse si applicheranno nuove deduzioni in tema di tasse, si parla di un rinvio delle deduzioni sulle Dta, ovvero le imposte differite attive, che porta il governo a calcolare un incasso di circa 4 miliardi nel biennio 2025-2026. Il presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, si è però mostrato cauto, scommettendo che non ci saranno ripercussioni dirette sui clienti in termini di aumenti delle tariffe e costi dei servizi. Questo ridimensionamento appare come un “sacrificio” per le banche, che dovranno navigare in un contesto economico più complesso. Per quanto riguarda le assicurazioni, dovranno farsi carico di un’imposta di bollo sulle polizze vita, un ulteriore onere che potrebbe influenzare il mercato.
In generale, ci sono molteplici dinamiche da seguire in questa legge di Bilancio, essendo un puzzle di misure destinate a cercare di rispondere a sfide nuove, tracciando un percorso non privo di insidie. Le questioni rimangono aperte e la reazione della populace, unita all’atteggiamento dei sindacati, continueranno a giocare un ruolo determinante nelle prossime settimane.