Una goccia fredda in arrivo: il fenomeno Dana e il suo impatto
Una nuova preoccupante tendenza si sta manifestando nel nostro clima: l’arrivo di eventi meteorologici estremi sta diventando sempre più comune. Tra di essi, spicca il fenomeno della goccia fredda, conosciuto tecnicamente come Dana. Questo termine, che in spagnolo significa “depresión aislada en niveles altos”, indica una depressione in alta quota che genera intensi fenomeni convettivi, come piogge torrenziali. Per comprendere meglio questo fenomeno e il suo legame con il cambiamento climatico, abbiamo parlato con Enrico Scoccimarro, senior scientist presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.
Il fenomeno Dana, che si traduce in “goccia fredda”, rappresenta una condizione meteorologica nota agli esperti ed è legato all’isolamento di una depressione dall’andamento atmosferico abituale. La temperatura in quota tende a essere significativamente più bassa rispetto a quella della superficie terrestre. Questo scarto termico crea una serie di reazioni atmosferiche potenzialmente devastanti. Come spiega Scoccimarro, questa situazione è tipica delle regioni dell’ovest Mediterraneo, specialmente in questo periodo dell’anno. La particolare intensità dei fenomeni recenti, però, è senza precedenti, ricordando eventi che risalgono addirittura agli anni ’60. Durante questo fenomeno, masse d’acqua possono concentrarsi nell’atmosfera e riversarsi in brevi intervalli di tempo, causando inondazioni lampo.
Il riscaldamento globale e l’intensità degli eventi
Ci si può interrogare se il cambiamento climatico non giochi un ruolo cruciale nell’aumento dell’intensità di questi fenomeni meteorologici. Anche se gli scienziati si mostrano sempre cauti nel fare collegamenti diretti tra singoli eventi e il cambiamento climatico, le previsioni non sono affatto rassicuranti. Secondo Scoccimarro, le proiezioni future indicano chiaramente un aumento delle temperature superficiali e maggiori quantità di vapore acqueo nell’atmosfera. Questo significa che eventi estremi come la goccia fredda sono destinati a diventare sempre più frequenti e intensi nel prossimo futuro. Mentre ci avviciniamo a un mondo caldo, la probabilità di tempeste violente e piogge torrenziali cresce in modo esponenziale. L’energia disponibile nell’atmosfera non fa altro che aumentare, favorendo condizioni ideali per piogge intense e nubifragi.
Il Mediterraneo: un mare in pericolo
Caldo, troppo caldo. Questo è quanto sta succedendo nel Mar Mediterraneo, il quale sta raggiungendo temperature mai viste prima. Questa condizione non è casuale; contribuisce al fenomeno Dana e ad altri eventi meteorologici intensi. La presenza di elevate temperature marine aumenta il rilascio di vapore acqueo nell’atmosfera, creando un mix pericoloso di condizioni. Scoccimarro nota che affinché eventi come quello in corso si manifestino, non basta solo la goccia fredda. È necessaria la combinazione di vari fattori, come il giusto livello di umidità nell’aria e temperature del mare che possano alimentare questi eventi. Quest’anno, l’Italia ha già visto vari eventi intensi di precipitazione, simili a quanto accaduto in Spagna. La scienza mostra chiaramente come un ecosistema marino caldo alimenti queste tempeste, rendendole più violente e distruttive.
L’impatto dei fenomeni sull’Italia
Gli scienziati sono concreti: l’Italia non è esente dall’impacto dei fenomeni meteorologici estremi, anzi, potrebbe essere tra le nazioni più colpite. Scoccimarro osserva che, sebbene la struttura della goccia fredda Dana sia tipica del Mediterraneo occidentale, sistemi simili e condizioni cicloniche stazionarie, come il recente ciclone Boris, hanno già causato pesanti alluvioni in Emilia-Romagna. Queste depressioni, sebbene presentino differenze, condividono variabili cruciali che allontanano la normalità climatica. Le elevate temperature dei mari, insieme al surplus di umidità atmosferica, sono fattori determinanti nel creare eventi estremi. Ogni fenomeno di questo tipo lascia dietro di sé segni di devastazione, evidenziando quanto sia necessario prepararsi e pianificare con attenzione per affrontare tali nuove sfide meteorologiche.
La speranza in una soluzione
Non tutto è perduto, e le parole di Scoccimarro offrono una speranza, anche se la situazione appare critica. Il monitoraggio e il taglio delle emissioni di gas serra saranno fondamentali nei prossimi decenni. Azioni rapide e decisive possono fermare o quantomeno rallentare quest’andamento preoccupante. Dal punto di vista scientifico, c’è tempo per agire, ma le decisioni devono avvenire senza indugi. Gli scienziati sono chiari: ci sono stati investimenti enormi in ricerca e analisi sugli impatti del cambiamento climatico. Ci vorrebbe un impegno collettivo per tradurre questa ricerca in azioni concrete, ma la questione coinvolge anche elementi politici. E la politica, come spesso accade, è un campo complesso.
Previsioni e gestione del territorio
Infine, è importante chiarire un punto: la previsione di eventi estremi richiede competenza e, la gestione del territorio è di vitale importanza. Per esempio, in Emilia-Romagna, le previsioni del 2023 sono state accurate e tempestive. Ma se il territorio non è attrezzato a fronteggiare tali situazioni, i danni possono essere enormi. L’impermeabilizzazione del suolo, dovuta all’attività umana, può intensificare l’impatto delle piogge, contribuendo al problema. Quindi, non si può dare la colpa solo a un’errata previsione meteorologica. Bisogna creare strutture e soluzioni che possano gestire il territorio in modo più efficace, con l’obiettivo di proteggere le comunità e prevenire danni.