Il mondo del calcio è costellato di storie affascinanti, e quella tra Hector Cuper e Ronaldo all’Inter è senza dubbio una delle più complicate. Questa relazione, già dalle fasi iniziali, si è rivelata ricca di aneddoti e retroscena che rivelano come la gestione di un grande campione possa trasformarsi in una vera e propria sfida per un allenatore. In un’intervista durante il podcast Clank!, Cuper ha svelato un episodio che illustra perfettamente queste dinamiche.
Il primo incontro e la bilancia
Quando Hector Cuper è arrivato all’Inter, una delle sue priorità era quella di garantire che i suoi giocatori fossero in forma ottimale. Così, ha deciso di far salire ogni atleta sulla bilancia, assistito dal professor Alfano, per valutare il loro stato fisico. Tuttavia, l’arrivo di Ronaldo ha introdotto un elemento di tensione. Il campione brasiliano ha rifiutato di pesarsi, scatenando un dialogo piuttosto intenso con l’allenatore. Nella sua spiegazione, Ronaldo ha commentato: “Non mi peso perché poi mi caricano visto che peso tanto.” Un argomento che, senza dubbio, ha messo Cuper in una posizione difficile. Per far fronte a questa situazione, ha preso una decisione sorprendente: mandare fuori dalla palestra tutti gli altri giocatori. Rimasto solo con Ronaldo e Alfano, Cuper ha finalmente convinto l’attaccante a salire sulla bilancia. Questa scena non è solo un esempio di autorità, ma anche di come un allenatore deve a volte adattarsi alle peculiarità di ogni giocatore.
Regole e eccezioni: la gestione del gruppo
Durante la discussione con il conduttore Juan Pablo Varsky, Cuper ha toccato anche il tema delle regole all’interno della squadra. L’idea iniziale del tecnico era chiara: le normative dovevano valere per tutti, perché in un gruppo, l’unità è fondamentale. Eppure, all’Inter, c’erano situazioni particolari da considerare. Infatti, ogni tanto si presenta un giocatore che, per il suo pedigree o talento, diventa un’eccezione alle regole comuni. Oltre a Ronaldo, Cuper ha menzionato altri nomi illustri come Vieri, Recoba e Cannavaro, che rappresentavano una rosa di talento ma anche di personalità forti. Tuttavia, nonostante queste sfide, Cuper ha sottolineato che non ci furono drammi.
Riferendosi a questioni meno ortodosse che emergono in una squadra di calcio, l’allenatore ha paragonato il suo approccio alle regole a situazioni ben più leggere, come concedere permessi ai giocatori quando andavano in Brasile. In quel periodo, infatti, taluni giocatori avevano l’abitudine di bere soda. Cuper ha spiegato di come non fosse suo costume intervenire in queste questioni, purché alla fine non si esagerasse: “Il problema è che non se ne devono bere quattro litri.” Questa dichiarazione rivela non solo un lato umano dell’allenatore, che comprende le debolezze del gruppo, ma anche come le esigenze e le aspettative siano mutate nel corso degli anni. Oggi, gli standard fisici e le richieste per i calciatori sono più rigorosi, diversamente rispetto a qualche anno fa.