Non è raro nel mondo del calcio che gli allenatori si scambino il favore del favoritismo; è insomma una prassi quasi naturale. La competizione, del resto, spinge ad alleggerire le tensioni tra i vari tecnici, scaricando un po’ di pressione l’uno sull’altro. Chiunque abbia seguito il calcio, sia oggi che nel passato, sa che questa dinamica è costante, e chi ha cercato di ribaltarla spesso ha dovuto affrontare le conseguenze. Un esempio emblematico è quello di Johan Cruijff, che da allenatore del Barcellona, annunciò ottimisticamente il proprio favoritismo prima della finale contro il Milan, un gesto che gli costò caro.
Antonio Conte, un allenatore di grande esperienza, conosce bene queste dinamiche e si muove con abilità all’interno di esse. Ogni sua mossa, ogni battuta rilasciata in conferenza stampa ha un obiettivo preciso, anche se può sembrare una semplice dichiarazione. Eppure, chi lo osserva con attenzione non può non domandarsi: davvero Conte punta a un secondo posto? Tutti coloro che conoscono la sua etica di lavoro e la sua determinazione, sanno che il suo orizzonte è ben più ambizioso. Non è nelle sue corde accontentarsi di traguardi modesti. L’allenatore stesso fa del proprio meglio per mantenere alta l’attenzione e la competitività anche tra le squadre mentre il palinsesto del campionato si fa sempre più rovente.
Io, per esempio, ho sempre sostenuto che Juventus, Inter e Napoli sarebbero state le contendenti principali per il titolo. In contesti tanto equilibrati, la vera pressione non si traduce necessariamente in obbligatività di vittoria, ma piuttosto in una scelta di approccio e preparazione competitiva. È questa l’essenza del gioco.
Analizzando nel dettaglio la situazione attuale del Napoli, è innegabile che la squadra di Spalletti abbia mantenuto una certa solidità, anche se sul terreno di gioco si è, ahimè, notato un certo “passo indietro” rispetto ai rivali diretti come Atalanta, Inter e Lazio. Scherzando, si potrebbe dire che il Napoli ha saputo “fare i punti” anche quando il gioco non sembrava meritare il risultato. Questo è un lato a molte volte sottovalutato, ma cruciale nella corsa verso il titolo, poiché il vantaggio accumulato può fare la differenza. E ora che ci sono segni di un potenziale miglioramento, evidenti nelle ultime partite contro Roma e Torino, il Napoli potrebbe rivelarsi un concorrente temibile.
In aggiunta, il Napoli gode indubbiamente di un vantaggio: compete in una sola competizione. Non bisogna dimenticare, infatti, che anche un semplice impegno nei Quarti di Coppa Italia avrebbe potuto sottrarre preziosi punti. Un incontro potrebbe collocarsi in un calendario già fitto d’impegni e costringere il Napoli a dividersi tra campionato e coppe. La rosa attuale non è composta, come nel 2011 da Conte con la Juventus, da giocatori da ricostruire: otto undicesimi dei titolari hanno già dimostrato di poter dominare, accompagnati anche da un mercato da 150 milioni di euro. Quindi, se il Napoli si stabilizza in vetta, ci si potrebbe chiedere perché non possano considerarlo favorito, visto che l’allenatore alla guida non è certo un esordiente.
I tifosi del Napoli sono notoriamente appassionati e non esitano a farsi sentire. Due anni fa, erano infuriati per essere stati esclusi dai pronostici. Ora, al contrario, si sentono offesi per essere considerati favoriti. Sembra di assistere a un cocktail di emozioni che rende qualsiasi discorso sul Napoli un vero e proprio atto di lesa maestà. Tuttavia, è chiaro che non si tratta di un attentato alla bravura della squadra, né tantomeno alla passione dei suoi sostenitori. Anzi, la dinamica stessa dimostra quanto sia profonda e coinvolgente la raiz napoletana.
In questo contesto, non sorprende che Antonio Conte si riveli uno degli allenatori più adatti per il Napoli. La sua attitudine e la sua capacità di motivare i giocatori, così come la sua predisposizione a leggere le situazioni di vantaggio o svantaggio, possono essere decisamente la giusta chiave per sbloccare potenzialità inespresse, nonostante le polemiche possono sembrare inarrestabili.
Questo dramma calcistico, con tutte le sue emozioni e strategie, continua a svolgersi.