Dario Canovi, noto ex procuratore di calciatori di alto livello, ha recentemente condiviso le sue opinioni animate riguardo agli arbitraggi in Serie A e all’uso della tecnologia VAR. La sua analisi si concentra su episodi controversi che hanno acceso il dibattito tra tifosi e addetti ai lavori. Queste dichiarazioni, rilasciate in un’intervista a Tuttomercatoweb.com, pongono interrogativi importanti sul futuro del calcio italiano, tra scelte arbitrali discutibili e strategie di gioco delle squadre.
L’argomento principale di cui ha parlato Canovi è il VAR, quel sistema tecnologico che dovrebbe garantire maggior equità durante le partite. Ma secondo lui, sta facendo esattamente l’opposto, creando confusione e incertezze. Citando specifici episodi, come quello della partita Bologna-Venezia, l’ex procuratore esprime un forte disappunto. “Sono stufo di vedere arbitraggi come quello di Bologna-Venezia: non è più calcio.” Questo è il grido di allerta di un uomo che ha vissuto il calcio da vicino per anni. Per Canovi, la questione dei rigori fischiati e la gestione delle azioni di contatto è diventata insostenibile.
Continuando il suo ragionamento, Canovi evidenzia un punto cruciale: “Il calcio è un gioco di contatto.” E poi aggiunge una critica schietta: “Se ogni volta che uno ti tocca vai giù per terra non può essere rigore.” Un’affermazione che potrebbe far riflettere non solo i tifosi ma anche gli arbitri stessi. Infatti la sostanza del suo discorso ruota attorno a una ricerca di un equilibrio, un ritorno a una forma di gioco più autentica, dove le decisioni arbitrarie non minano l’essenza dello sport.
Venezia: una squadra in difficoltà
Passando a un’altra tematica calda, si parla del Venezia, una squadra che sta attraversando un periodo complicato. Canovi non ha risparmiato le parole, affermando: “Purtroppo è una squadra che non mi pare abbia molte speranze.” Il suo pessimismo nei confronti del futuro della squadra veneta è chiaro: “Le auguro di salvarsi, ma mi sembra complicato.” Eppure, non attribuisce tutte le responsabilità a Giuseppe Di Francesco, l’allenatore della squadra.
La valutazione di Canovi si spinge oltre, notando come il Venezia sia stato costruito con una politica di contenimento dei costi, puntando su giovani di talento, ma con il rischio di retrocedere in Serie B. “Sono convinto che i proprietari sapevano di rischiare la retrocessione,” afferma con fermezza. Qui sembra affiorare una questione di strategia imprenditoriale che coinvolge non solo le aspettative sportive, ma anche il futuro economico del club.
Bologna: risultati al di sotto delle aspettative
Infine, Canovi rivolge attenzione al Bologna, sottolineando la prestazione della squadra e la strategia adottata durante l’incontro. La critica più marcata riguarda il fatto che, nonostante la vittoria, l’atteggiamento del team non sia stato all’altezza. “Non ho visto un bel Bologna,” commenta. A suo avviso, il confronto con il Venezia, squadra considerata modesta, non ha mostrato la vera forza del Bologna.
Particolarmente interessante è la sua osservazione su scelte di formazione. “Non capisco una cosa: come si possa far giocare Karlsson e non Orsolini dall’inizio.” Questo punto mette in evidenza la complessità delle decisioni tattiche nel calcio: le scelte di un allenatore possono influenzare enormemente il corso di una partita e, in ultima analisi, il destino di una stagione. Ecco quindi emergere una questione più ampia: il ruolo di un allenatore nel delineare il percorso di una squadra.
In sintesi, le parole di Dario Canovi rivelano un profondo sconforto per lo stato attuale del calcio italiano, tra arbitraggi controversi, sfide per le squadre e scelte tecniche discutibili. Un panorama che invita a riflessioni più ampie e a possibili cambiamenti nel mondo del calcio.