Nel mondo del calcio, gli stipendi dei giocatori hanno subito un aumento vertiginoso negli ultimi vent’anni. Un’analisi recente mette in evidenza come il monte stipendi delle squadre di calcio europee abbia raggiunto cifre senza precedenti, mentre la correlazione con il numero delle partite giocate sembrerebbe non seguire la stessa traiettoria. Scopriamo insieme i dettagli di questa curiosa situazione.
Nel lontano 2004, il Real Madrid registrava un monte stipendi lordo di soli 98,2 milioni di euro. Oggi, nella stagione 2023/2024, quella cifra è schizzata a ben 326,9 milioni. Questo significa un incremento straordinario, oltre tre volte superiore. Tuttavia, la stagione 2004/2005 si è chiusa con 59 partite, mentre quella attuale si è fermata a un numero di sole 55. Qui possiamo notare un paradosso: l’interesse economico è salito, ma il numero di competizioni non ha avuto un parallelo aumento. Questo scenario solleva interrogativi sul beneessere dei giocatori e sulla sostenibilità del modello attuale.
Esaminando un’analisi condotta da Standard Football, emerge che questa situazione non è un fenomeno isolato. Le statistiche rivelano che i top club europei, quasi tutti, mostrano tendenze simili. Nonostante le proteste sui calendari affollati, i numeri suggeriscono che i calciatori, soprattutto quelli di punta, non sono così oberati come si crede. Statisticamente, solo una piccola frazione di giocatori riesce a superare i 5000 minuti di gioco annui. Infatti, lo 0,3% dei calciatori eccede questi valori, mentre il 2,3% si attesta sopra i 4000. La narrazione e quindi i media tendono a esagerare la difficoltà di lavoro dei top player.
Se ci si sposta a Barcellona, la situazione non è affatto diversa. Qui, il monte stipendi lordo è passato da 45 a 244 milioni di euro, segnando un aumento di ben 5,4 volte nel periodo di vent’anni. Il numero delle partite, in questo caso, è rimasto praticamente invariato, con 52 match disputati contro i 53 della stagione attuale. Quindi, non stiamo parlando solo di un singolo club, ma di un trend comune a molte delle maggiori squadre di calcio in Europa.
Guardando alla Premier League, anche club come Arsenal e Manchester United hanno triplicato i propri stipendi nel corso dei vent’anni. Il Liverpool ha visto un incremento del 4,6 volte, mentre il Chelsea ha raggiunto un valore di 3,6 volte rispetto al 2004. Insomma, l’ammontare degli stipendi sembra lievitare senza una vera giustificazione legata al numero di partite giocate, un aspetto che potrebbe in futuro influenzare la gestione economica e sportiva delle varie realtà calcistiche.
In Italia, la Juventus ha raddoppiato il proprio monte stipendi, passando da 72 a 140 milioni. Le disparità divengono ancor più evidenti se consideriamo alcune delle squadre emerse nel panorama europeo grazie a investimenti massicci: il PSG ha visto una crescita addirittura di 13 volte, arrivando da 25 a 336 milioni, con un aumento nettamente inferiore delle partite ufficiali.
Le cifre esposte danno spunto per una riflessione su quale possa essere il futuro del calcio. Recentemente, il sindacato mondiale dei calciatori ha chiesto una riduzione delle partite a cui i giocatori sono obbligati a partecipare, citando il calendario per il periodo 2024-2027 come troppo intenso. Le leghe nazionali, però, sembrano temere che una tale riduzione possa mettere a rischio sia l’appeal internazionale che le entrate finanziarie, già messe alla prova dalla nuova super Champions League proposta dalla UEFA.
Quindi, c’è un contrasto tra la realtà economica dei calciatori e le lamentele su un calendario eccessivo. I numeri dimostrano che non è tanto il numero di sfide a rendere i calciatori a rischio, quanto piuttosto la mentalità e le scelte di quelli che giocano a livelli vertiginosi. A questo punto, una domanda sorge spontanea: i top player, ora abituati a stipendi così elevati, sarebbero disposti a tornare indietro, all’era del 2004, con stipendi ben più modesti ma magari anche meno stressanti? Le risposte, e le strategie future, si delineeranno piano piano nel panorama calcistico mondiale.