L’Inter è incappata in un inizio di stagione difficile, lontana dai fasti dell’anno scorso. Tra incertezze difensive e un apparente nervosismo della squadra, la compagine nerazzurra sembra vivere un periodo di sfiducia. Analizziamo i dati e le prestazioni per capire la situazione attuale della squadra.
Le statistiche parlano chiaro. Nelle prime dieci partite di Serie A, l’Inter ha subito ben 13 reti. Un numero allarmante se si considera che nella scorsa stagione, dopo lo stesso numero di partite, i gol incassati erano stati solamente 5. Questo significa che la difesa, che un tempo era un baluardo per la squadra, adesso mostra evidenti lacune. Contro l’Empoli, seppur i nerazzurri abbiano vinto 3-0, il contesto della partita va interpretato con attenzione: i padroni di casa erano in dieci effettivi da metà del primo tempo, un fattore che vuol dire davvero tanto quando si valuta l’efficacia della squadra.
In risposta a questa crisi, il match Inter-Juventus di settimana scorsa costituisce un esempio lampante. La squadra, inizialmente in vantaggio di due gol, ha poi subito un recupero avversario che ha lasciato tutti sbigottiti. In quegli istanti decisivi, l’Inter ha mostrato un calo di lucidità, perdendo il controllo e lasciandosi sopraffare dall’intensità bianconera. Per l’Inter, già 5 punti sono stati persi nei minuti finali, segno che la mancanza di esperienza si sta facendo sentire e il tutto porta a riflettere sulla fragilità dell’intero impianto difensivo.
L’ex capitano dell’Inter, Beppe Bergomi, ha messo in luce una considerazione interessante, ovvero che l’Inter “ha paura di rischiare”. Questo porta a una stasi in fase di attacco e a una vulnerabilità palpabile. La squadra, pur creandosi diverse occasioni, paga un pegno elevato per ogni piccola distrazione. La causa non risiede semplicemente nella difesa, bensì nel modo in cui i giocatori si coordinano. Essenziale è la fluidità nel passaggio, che al momento pare mancare. Le ripartenze, tipicamente una delle armi principali dell’Inter, sono diventate timide e imprevedibili, un fattore che deve far riflettere.
L’unica alternativa è quella di dover tornare a una solidità difensiva. Negli scorsi campionati, si respirava una sicurezza che ora sembra svanita. La visione di Bergomi aiuta però a rendere evidente che non si tratta solo di semplice paura. Si tratta di individui che, nel corso delle partite, si sono sentiti impotenti, come se ogni errore potesse compromettere ulteriormente la loro fiducia. I collegamenti fra il centrocampo e la difesa non funzionano come dovrebbero, portando a situazioni di contropiede avversario sempre più pericolose.
Tornando al discorso sulla performance dell’Inter, oltre i difetti difensivi, appare chiaro che ci siano anche problemi a livello di forma fisica e approccio mentale. La rapidità e la precisione dei passaggi non risultano più le stesse, mentre alcuni giocatori, come Lautaro Martinez, non sembrano essere al top della forma. La questione della carta d’identità dei calciatori non è affatto rilevante in questa fase, ma ciò che serve è un’armonia collettiva. Un tempo, l’Inter era un muro difensivo, in grado di affrontare ogni attacco avversario. Adesso, invece, sono troppi i palloni che passano in area, con il portiere Sommer che, pur mostrando potenzialità, non sembra infallibile come in passato.
Il recupero di una condizione ottimale potrebbe riportare equilibrio in campo. La strada da percorrere è lunga, ma il rispetto per ogni avversario e un approccio cauto potrebbero essere la soluzione temporanea ideale. A questo punto, il team deve cercare di rimettere in sesto il proprio stile di gioco, partendo dalle basi, affinché la paura possa trasformarsi nuovamente in sicurezza e brillantezza sul campo.