Valencia è attualmente teatro di un’emergenza senza precedenti, un’alluvione che ha messo a dura prova la città. Tra chi sta affrontando questa sfida c’è Massimiliano Napolitano, un volontario italiano che ha intrapreso la sua missione con un obiettivo preciso: salvare vite. La sua storia si intreccia con quelle di tante persone in difficoltà, rivelando un’umanità che brilla anche nei momenti più bui. Con 61 anni e un bagaglio di esperienze che lo ha portato a parlare sei lingue, Massimiliano è la testimonianza di come l’impegno e il coraggio possano fare la differenza.
Massimiliano Napolitano, originario di Milano ma trapiantato a Barletta, si trova in missione per il Nopc . Viaggiando per il mondo, spesso si ritrova ad affrontare situazioni imprevedibili. La sua ultima avventura, però, ha superato tutte le aspettative. “Ero in volo per Valencia quando ci hanno dirottati a Barcellona,” racconta l’agente di commercio. Mentre molti passeggeri hanno deciso di tornare indietro a causa delle condizioni meteorologiche avverse, Massimiliano ha deciso di perseverare. “Io dovevo trasportare un dono che avrebbe salvato una vita,” afferma con determinazione.
Una volta arrivato a Valencia, si è trovato nell’inferno. Le strade erano impraticabili, i taxi bloccati e i mezzi pubblici inattivi. La situazione era surreale: “Eravamo letteralmente isolati. Le notizie parlavano di strade chiuse e allagamenti in tutta la città. Eppure, io dovevo arrivare all’ospedale per effettuare la consegna.”
In mezzo al caos, Massimiliano ha trovato una speranza: due spagnoli, Juanma e Maria Jesús, si sono offerti di dargli un passaggio. “Ho accettato, vista la situazione di estrema difficoltà,” spiega. La corsa verso l’ospedale è stata un’odissea, con posti di blocco e strade impervie da attraversare. “Avevo tempo fino alle 8 per consegnare le cellule, ma era già tardi. Le 2.30 segnava il mio orologio quando finalmente sono riuscito a completare la missione, esausto ma felice di non aver deluso la persona che attendeva quel trapianto.”
Dopo la consegna, Massimiliano ha avvertito il bisogno di ringraziare coloro che lo avevano aiutato. “La coppia mi ha raccontato che anche per loro tornare a casa era stata un’impresa.”
Ma le avventure di Massimiliano non si sono fermate qui. Una volta completata la sua missione, la situazione è cambiata drasticamente. “Sono rimasto bloccato in hotel e l’angoscia ha cominciato a crescere quando è arrivato l’allerta della Protezione civile. I telefoni suonavano incessantemente, era come essere in un film dell’orrore.” Non poteva muoversi, le linee dei mezzi pubblici erano chiuse e l’unico modo per tornare a casa sembrava impossibile. “Siamo tutti bloccati. A Valencia centro la situazione sembrava più tranquilla, ma nei sobborghi era un disastro e il meteo prometteva nuove piogge.”
La situazione precaria era alleviata, in parte, dalla presenza del Nopc di Firenze. “La sala operativa con il presidente Massimo Pieraccini e Patrizia Pieraccini ci sostiene sempre, passo passo,” racconta Massimiliano. “Non siamo mai soli,” un sentimento di conforto in un momento critico.
Massimiliano ha già svolto circa 80 missioni in due anni per il Nopc, ma questa di Valencia è stata particolarmente difficile. “Avevo affrontato già situazioni complesse, come il 7 ottobre in Israele durante l’attacco di Hamas. Corsi nei rifugi, bombe che esplodevano attorno e allarmi vari. Ciononostante, mai mi sarei aspettato di trovarmi in una situazione simile qui.”
Le sfide che affronta ogni giorno, però, non intaccano il suo spirito. Anzi, il suo coraggio e la sua dedizione alla causa si confermano sempre più forti. La sua storia è un brillante esempio dell’impatto che individui come Massimiliano possono avere in momenti di crisi, dimostrando che la solidarietà può superare anche le avversità più tremende.