Il prossimo Giro d’Italia, uno degli eventi più attesi dagli amanti della bici, è al centro di importanti negoziazioni che potrebbero cambiare le cose in modo significativo. Tuttavia, non è solo Tadej Pogacar, il fuoriclasse sloveno, a preoccuparsi per la nuova stagione. Ci sono voci di possibili cessioni e ristrutturazioni che potrebbero riscrivere le regole del gioco. Scopriamo insieme cosa sta accadendo.
Tadej Pogacar è senza dubbio uno dei ciclisti più forti dei nostri tempi. Il giovane sloveno, classe 1998, ha dominato le corse nell’ultima stagione, collezionando vittorie su vittorie, tanto che elencare le corse in cui non ha trionfato è diventato più semplice rispetto al contrario. Ma ora, mentre il mondo del ciclismo si prepara per il 2025, Pogacar sta già scaldando i muscoli per affrontare nuove sfide e competere nuovamente. La prima grande corsa sarà l’UAE Tour, un appuntamento chiave che si svolgerà dal 17 al 23 febbraio. In quei giorni, il ciclista non solo si presenterà ai suoi avversari, ma mostrerà anche al mondo intero che è pronto a continuare la sua ascesa.
Tuttavia, nonostante l’ottimismo tipico degli atleti, Pogacar si trova attualmente a fronteggiare un’altra realtà preoccupante. Le sue attenzioni potrebbero deviare verso la situazione che lo circonda, visto che il futuro del Giro d’Italia è in discussione. Le pressioni esterne e le possibilità di ristrutturazione potrebbero influenzare non solo l’organizzazione delle corse, ma anche la pianificazione di Pogacar e dei suoi rivali. Quindi, mentre si allena e si prepara per le sfide sportive, il ciclista deve anche navigare in un contesto di incertezze economiche e organizzative.
La curiosità intorno al Giro d’Italia è palpabile. Gli appassionati sono in trepidante attesa per scoprire quali saranno i percorsi e i dettagli dell’edizione futura. Inizialmente, la presentazione del tracciato era fissata per il 12 novembre, ma all’ultimo momento c’è stato un rinvio. Le voci parlano di problemi tecnici. Al momento si sta cercando di ricalendarizzarla per metà gennaio, ma, al di là delle aspettative, non c’è ancora nulla di ufficiale. Questo ritardo ha acceso incertezze tra gli organizzatori e gli appassionati, aumentando la curiosità.
Un aspetto interessante da notare è la discussione attorno alle prime tre tappe, che dovrebbero svolgersi in Albania. Tuttavia, la situazione non è così semplice poiché si è parlato di difficoltà nell’organizzare il tutto in tempo. Ma non è solo una questione di logistica. Anche la riorganizzazione interna di RCS Media Group, la compagnia che gestisce il Giro d’Italia, sta influenzando questo processo. Infatti, ci sono voci che suggeriscono che questa ristrutturazione potrebbe aprire le porte a una cessione del Giro al fondo saudita PIF, noto per l’acquisto del Newcastle in Premier League.
Un’eventuale vendita del Giro d’Italia e di altre corse RCS ha suscitato molte discussioni. Il fondo PIF è disposto a investire circa 250 milioni di euro per dare vita a un progetto ambizioso definito “One Cycling“, che mira a rivoluzionare l’intero panorama ciclistico. L’idea è di formare una sorta di Superlega privata, in grado di sfidare l’attuale dominio dell’UCI, l’organo di governo del ciclismo, e di ASO, la società che gestisce il Tour de France. Questo piano ambizioso ha già trovato appoggio da parte di otto diverse squadre di World Tour, pronte a collaborare.
Se il piano dovesse concretizzarsi, le conseguenze sarebbero immense non solo per il Giro d’Italia ma per l’intero mondo del ciclismo. La questione dei diritti televisivi, ad esempio, diventerebbe centrale in questo nuovo scenario. La competizione per ottenere visibilità e finanziamenti potrebbe scatenare una vera e propria guerra tra le squadre. Dunque, il futuro del Giro potrebbe definire non solo il destino di Pogacar e dei suoi rivali, ma anche dell’intero sport, creando un’enorme tensione intorno al ciclismo professionistico, un mondo che è, come si suole dire, come toccare una bomba a orologeria.