L’isola di Bacan è emersa come una curiosità affascinante nella laguna di Venezia, attirando l’attenzione di molti nel corso delle ultime estati. Con una lunghezza di 260 metri e una larghezza di 10, questa nuova formazione si colloca tra le più note isole della zona, il Lido e Sant’Erasmo. Si dice che il sistema di dighe mobili, conosciuto come MOSE, abbia un ruolo significativo nella sua apparizione e stabilità . Ma cosa sta realmente succedendo con questa isola? Ecco uno sguardo più in profondità .
La nascita dell’isola di Bacan non è così semplice come dire che sia completamente nuova. Infatti, ciò che oggi appare sicuro e vegetato era, probabilmente, un antico “barena.” Le barene sono zone di terreni freschi e sabbiosi che emergono durante le basse maree, spesso sommerse. Nel corso degli anni, spezialisti hanno osservato che alcune di queste sono state in grado di trasformarsi in isole stabili, sviluppando una vegetazione robusta a causa di processi sedimentari naturali. Nel caso di Bacan, questo processo è evidentemente avvenuto, portandola a una crescita costante fin dal 2020. Prima periodo, molti la riconoscevano come un’isola temporanea, nascosta per molti mesi dall’acqua.
Con il passare del tempo, infatti, le barene tendono a consolidarsi e a elevarsi sufficientemente da rimanere sopra il livello del mare. Tale passaggio consente la colonizzazione da parte di vegetazione, rendendo le terre emergenti simili a quelle delle terre emerse in varie lagune.
La vegetazione di Bacan: un nuovo ecosistema
Una delle sorprese più notevoli riguardo l’isola di Bacan è la sua flora unica. Differenti piante floreali si sono stabilite nella nuova isola, tipiche di ambienti umidi e salmastri. Tra queste, spicca la canna di palude , conosciuta per la sua resistenza e adattabilità a contesti lagunari. Accanto a questa, troviamo anche l’erba marina e varie altre piante che prosperano in terreni così speciali.
Le dinamiche ecologiche di Bacan sembrano attivare numerosi interessi tra botanici e naturalisti, perché è piuttosto raro osservare la stabilizzazione di un ecosistema in un’area soggetta alle forze della natura come quella veneziana. Quindi, ci si potrebbe chiedere: come è possibile che questa vegetazione sia così ben radicata tra le sfide del mare? Le interazioni tra le piante, il suolo e l’acqua fanno parte di un delicato equilibrio e anche se l’approccio scientifico non può fornire risposte immediate, la presenza di flora mostra che l’isola è in grado di svilupparsi autonomamente.
Flussi di acqua e il ruolo del MOSE: un tema contestato
La questione se il sistema MOSE abbia un impatto concreto sull’emergere dell’isola di Bacan resta tuttora dibattuta. Mentre alcuni esperti sottolineano che le barriere mobili possano aver contribuito alla sedimentazione, permettendo così di formare nuove aree emergenti, altri avvertono che questo stesso sistema potrebbe limitare il naturale movimento delle acque lagunari. Infatti, l’idea che le barene potessero essere ostacolate è ancora oggetto di discussione.
Le teorie sono innumerevoli e avvincenti, e raccontano come il sistema MOSE, concepito per proteggere Venezia da eventi di acqua alta, possa influenzare le dinamiche sedimentarie. Un gruppo di studiosi, tra cui il dottorando Davide Tognin, ha ipotizzato che l’accumularsi di sedimenti possa essere ostacolato, mentre, al contempo, altre ricerche suggeriscono che ci potrebbero essere vantaggi nell’aumentare i sedimenti per la creazione di nuove terre. Questa complessità dimostra quanto sia stratificata la questione e mette in risalto la necessità di ulteriori studi e monitoraggi sull’ecosistema lagunare.
Tali osservazioni, peraltro, prendono forma in vista della creazione di un osservatorio ad hoc, che si propone di entrare in funzione quando sarà consolidata l’Autorità della Laguna. Sarà solo con un’analisi più attenta e continua che sarà possibile chiarire le dinamiche di Bacan e, di riflesso, il futuro stesso della laguna veneziana.